Il giacchetto
(giugno 2011)
“Dove hai lasciato il giacchetto?”
“Mmm…”
“Non è possibile! Ogni giorno dimentichi qualcosa. La testa ce l’hai?! O hai dimenticato anche quella?”
“…”
“La maestra dice che non fai più attenzione alle lezioni come prima.”
“…”
“Sei distratto. Prima era per quella bambina straniera… la cinese, la figlia del portiere. Quella bambina straniera ti stava distraendo… ”
“Non è vero!”
“Poi, per fortuna, la maestra ti ha cambiato di posto. Però mi hanno detto che non giochi più a figurine a ricreazione. E neanche a palla quando andate in giardino. Stai sempre con quella… come si chiama? Viglia, Viggia…
“Si chiama Wija!”
“ Ecco! Vedi, vedi. E’ a lei che pensi. Non è vero?!”
“Wija è solo un’amica.”
Luca ci riflette un po’, appena la mamma torna ad impegnarsi nelle faccende.Era successo tutto così in fretta. Si erano trovati insieme alla rastrelliera. Il suo giacchetto era vicino alla felpa di Wija. Lei l’aveva presa, ma era rimasta un po’ a pensarci e, visto che lui la osservava, l’aveva riposta sull’appendiabiti e poi, con un sorriso splendente…, aveva unito le due maniche ed era corsa in fila.
Lui era rimasto a guardare i due indumenti tenersi per mano e poi non aveva avuto il coraggio di separarli. E così l’aveva lasciato là, in compagnia. Proprio come se stessero passeggiando insieme, proprio come lui avrebbe forse voluto fare con Wija.
* * *
Piero, il bidello, passa lo straccio e vede i due indumenti abbandonati dagli studenti. Dapprima borbotta qualcosa sugli studenti di oggi che non badano alle proprie cose, che non danno il giusto valore agli sforzi dei genitori per farli vivere
agiati…
Poi nota qualcosa di strano: le giacche sono vicine e una manica è arrotolata dentro l’altra.Chissà perché. Ci pensa un po’. In fondo quei due abiti gli tengono compagnia. Potrebbero essere i due figli che avrebbe voluto avere, tanto tempo prima…
quando poteva. Ma allora ebbe paura, paura di prendere responsabilità, timore di non farcela.
Non aveva un lavoro sicuro, faceva il garzone in un bar, e lei era di famiglia benestante: possedeva il negozio di fronte. Gli era capitato un mucchio di volte di guardarla oltre la vetrina del suo splendido negozio di scarpe, mentre gentilmente serviva un cliente, oppure riponeva le confezioni.
Spesso il loro sguardo si era incontrato, erano rimasti a fissarsi come calamitati da un non so cosa, poi lei arrossiva e si allontanava, lasciandolo solo con i suoi pensieri. Però, dopo qualche minuto, tornava a cercarlo e sembrava conoscesse tutti i suoi proponimenti e le sue paure.
Non aveva avuto la forza di attraversare quella strada e di guidare il proprio destino fino al negozio. Per lui sembrava una fortezza inespugnabile che lo intimidiva con le sue luci sfarzose e quelle scarpe così costose, per i più ricchi, non per quelli come lui.
Un giorno aveva visto il negozio addobbato a festa: era il suo matrimonio.
* * *
Si ridesta dai ricordi e si ritrova a fissare i giacchetti uniti teneramente.
Allora lascia lo straccio e scende in giardino, cerca nell’aiola un fiore adatto, trova una margherita, pura e semplice come il cuore dei bambini. La coglie e torna in classe.
La sistema proprio dove i giacchetti si toccano…
Forse qualcuno non esiterà troppo come lui …
“Mmm…”
“Non è possibile! Ogni giorno dimentichi qualcosa. La testa ce l’hai?! O hai dimenticato anche quella?”
“…”
“La maestra dice che non fai più attenzione alle lezioni come prima.”
“…”
“Sei distratto. Prima era per quella bambina straniera… la cinese, la figlia del portiere. Quella bambina straniera ti stava distraendo… ”
“Non è vero!”
“Poi, per fortuna, la maestra ti ha cambiato di posto. Però mi hanno detto che non giochi più a figurine a ricreazione. E neanche a palla quando andate in giardino. Stai sempre con quella… come si chiama? Viglia, Viggia…
“Si chiama Wija!”
“ Ecco! Vedi, vedi. E’ a lei che pensi. Non è vero?!”
“Wija è solo un’amica.”
Luca ci riflette un po’, appena la mamma torna ad impegnarsi nelle faccende.Era successo tutto così in fretta. Si erano trovati insieme alla rastrelliera. Il suo giacchetto era vicino alla felpa di Wija. Lei l’aveva presa, ma era rimasta un po’ a pensarci e, visto che lui la osservava, l’aveva riposta sull’appendiabiti e poi, con un sorriso splendente…, aveva unito le due maniche ed era corsa in fila.
Lui era rimasto a guardare i due indumenti tenersi per mano e poi non aveva avuto il coraggio di separarli. E così l’aveva lasciato là, in compagnia. Proprio come se stessero passeggiando insieme, proprio come lui avrebbe forse voluto fare con Wija.
* * *
Piero, il bidello, passa lo straccio e vede i due indumenti abbandonati dagli studenti. Dapprima borbotta qualcosa sugli studenti di oggi che non badano alle proprie cose, che non danno il giusto valore agli sforzi dei genitori per farli vivere
agiati…
Poi nota qualcosa di strano: le giacche sono vicine e una manica è arrotolata dentro l’altra.Chissà perché. Ci pensa un po’. In fondo quei due abiti gli tengono compagnia. Potrebbero essere i due figli che avrebbe voluto avere, tanto tempo prima…
quando poteva. Ma allora ebbe paura, paura di prendere responsabilità, timore di non farcela.
Non aveva un lavoro sicuro, faceva il garzone in un bar, e lei era di famiglia benestante: possedeva il negozio di fronte. Gli era capitato un mucchio di volte di guardarla oltre la vetrina del suo splendido negozio di scarpe, mentre gentilmente serviva un cliente, oppure riponeva le confezioni.
Spesso il loro sguardo si era incontrato, erano rimasti a fissarsi come calamitati da un non so cosa, poi lei arrossiva e si allontanava, lasciandolo solo con i suoi pensieri. Però, dopo qualche minuto, tornava a cercarlo e sembrava conoscesse tutti i suoi proponimenti e le sue paure.
Non aveva avuto la forza di attraversare quella strada e di guidare il proprio destino fino al negozio. Per lui sembrava una fortezza inespugnabile che lo intimidiva con le sue luci sfarzose e quelle scarpe così costose, per i più ricchi, non per quelli come lui.
Un giorno aveva visto il negozio addobbato a festa: era il suo matrimonio.
* * *
Si ridesta dai ricordi e si ritrova a fissare i giacchetti uniti teneramente.
Allora lascia lo straccio e scende in giardino, cerca nell’aiola un fiore adatto, trova una margherita, pura e semplice come il cuore dei bambini. La coglie e torna in classe.
La sistema proprio dove i giacchetti si toccano…
Forse qualcuno non esiterà troppo come lui …