WRITING IMPROVISATION JAM
E cosa è quest’aggregato di parole straniere?
“Jam” sta per marmellata, ma cosa centra con le altre? “Writing” sembra ben più seria anche se generica, mentre “Improvisation” da l’idea di qualcosa di precario. E poi non è vero che quando si scrive si improvvisa sempre? E allora di cosa si tratta, di una corrente letteraria? Di un semplice esperimento?
ACQUA!
L'idea di improvvisazione risale ad epoche remote e si accompagna bene al concetto di creazione artistica: alla musica, alla pittura, alla scultura e alla recitazione.
Nella musica occidentale la pratica improvvisativa costituiva la parte dominante dell'esecuzione musicale. Durante i concerti spesso veniva lasciato spazio ai solisti per rappresentare tramite delle improvvisazioni dei momenti di propria
creatività. Avviene anche oggi per dare loro lustro e notorietà.
Nel passato la commedia dell'arte si basava su un canovaccio, che forniva la traccia sulla quale si sviluppava l'improvvisazione teatrale degli attori. Era l’attore a creare sul momento l’opera e non semplicemente a rappresentarla. La moderna improvvisazione teatrale nasce nel 1977 a Montrèal grazie a due attori canadesi, Robert Gravel e Yvon Leduc, che creano una nuova formula di spettacolo: il match di improvvisazione teatrale. In Canada diventa un fenomeno nazionale e si diffonde a macchia d'olio in varie parti del mondo. In una partita l’arbitro estrae a sorte di volta in volta un cartoncino con le regole da seguire. Può essere richiesta ai contendenti un’improvvisazione comparata o
mista, a seconda se le squadre rappresentano in successione o contemporaneamente. L’argomento poi può essere proposto anche dal pubblico. Tra le regole definite ogni volta per estrazione ci sono molti elementi: il numero dei giocatori, lo stile (libero oppure cantato, in rima, senza parole, oppure imitando quello di Goldoni, Shakespeare, Fellini, ecc.), la durata.
Da allora le squadre hanno una manciata di secondi per inventare un inizio e partire. Il pubblico è il vero protagonista infatti suggerisce i temi da sviluppare, può esprimere il proprio dissenso lanciando le ciabatte (appositamente fornite per l’evento) e alla fine vota determinando il vincitore del match. Il match è uno spettacolo dove vengono esaltate proprio la creatività, la fantasia e la prontezza di spirito degli artisti che sulla scena sono allo stesso tempo attori, autori e registi. Il risultato è che ogni volta si crea uno spettacolo diverso e irripetibile.
Nelle arti visive e platiche l’atto creativo è spesso legato ad un’intuizione, ad una visione originale e temporanea della realtà che l’artista possiede nel momento stesso della creazione. Tuttavia l’elaborazione è lunga e comporta continui
ripensamenti, nuovi spunti, rielaborazioni finali spesso molto dissimili da quanto immaginato nella fase iniziale. Anche nella letteratura l’atto creativo è legato ad uno stato d’animo, ad un’emozione, ad un momento ben definito, ma
normalmente la scrittura richiede una maturazione dell’idea e una sua raffinazione. In pratica, la parte di improvvisazione viene molto mitigata dalle continue elaborazioni, riscritture, ampliamenti. Alla fine il prodotto è
sicuramente rifinito, ma meno “spontaneo” e “immediato”.
Con questo termine ad effetto, Wrinting Improvisation Jam, vorrei invece riferirmi all’atto creativo nel quale si definisce una storia legata ad un fatto contingente, ad una situazione, una frase, un colore, un profumo…
E la stessa elaborazione, per la sua brevità e immediatezza, viene svolta nella fase iniziale, con un atto di vera improvvisazione.
Così ogni storia ha dietro una sua storia…
Quella della sua creazione, dei momenti irripetibili che hanno prodotto il contesto, la trama e il finale, o i molteplici finali. In questa accezione l’occasione, l’evento, lo spunto dal quale è derivata la storia diventa la sua caratteristica più importante.
Una storia nella storia, una vicenda che ne racchiude un’altra e che la valorizza, la definisce meglio, la plasma e, infine, la colloca in un contesto.
WIJ, Wrinting Improvisation Jam, è un modo originale di raccontare un sogno ad occhi aperti che l'autore compie di fronte ad un accadimento, un disegno, un breve scambio di battute, un suono particolare, una fragranza non comune. Ma è anche un metodo per divertirsi a ridisegnare la realtà e gli oggetti comuni che ci accompagnano tutti i giorni, dando loro una nuova vita immaginaria e magari una speranza.
Per l’autore è un modo per vivere sul momento un’avventura, percorrerla con la propria mente e le proprie emozioni, impersonando i personaggi, sentendo sulla propria pelle gli effetti delle loro azioni e delle loro passioni. Tutto
ad un tratto come in una folgorazione si compone il puzzle narrativo e lo si vive fino in fondo, intensamente. Poi non resta altro che raccontare tutto d’un fiato l’esperienza come l’autore l’ha vissuta, come ne ha scelto i percorsi
della sua fantasia e infine come ne ha atteso e vissuto il finale.
A voi la possibilità di rivivere il tutto, apprezzandone la folle composizione.
E cosa è quest’aggregato di parole straniere?
“Jam” sta per marmellata, ma cosa centra con le altre? “Writing” sembra ben più seria anche se generica, mentre “Improvisation” da l’idea di qualcosa di precario. E poi non è vero che quando si scrive si improvvisa sempre? E allora di cosa si tratta, di una corrente letteraria? Di un semplice esperimento?
ACQUA!
L'idea di improvvisazione risale ad epoche remote e si accompagna bene al concetto di creazione artistica: alla musica, alla pittura, alla scultura e alla recitazione.
Nella musica occidentale la pratica improvvisativa costituiva la parte dominante dell'esecuzione musicale. Durante i concerti spesso veniva lasciato spazio ai solisti per rappresentare tramite delle improvvisazioni dei momenti di propria
creatività. Avviene anche oggi per dare loro lustro e notorietà.
Nel passato la commedia dell'arte si basava su un canovaccio, che forniva la traccia sulla quale si sviluppava l'improvvisazione teatrale degli attori. Era l’attore a creare sul momento l’opera e non semplicemente a rappresentarla. La moderna improvvisazione teatrale nasce nel 1977 a Montrèal grazie a due attori canadesi, Robert Gravel e Yvon Leduc, che creano una nuova formula di spettacolo: il match di improvvisazione teatrale. In Canada diventa un fenomeno nazionale e si diffonde a macchia d'olio in varie parti del mondo. In una partita l’arbitro estrae a sorte di volta in volta un cartoncino con le regole da seguire. Può essere richiesta ai contendenti un’improvvisazione comparata o
mista, a seconda se le squadre rappresentano in successione o contemporaneamente. L’argomento poi può essere proposto anche dal pubblico. Tra le regole definite ogni volta per estrazione ci sono molti elementi: il numero dei giocatori, lo stile (libero oppure cantato, in rima, senza parole, oppure imitando quello di Goldoni, Shakespeare, Fellini, ecc.), la durata.
Da allora le squadre hanno una manciata di secondi per inventare un inizio e partire. Il pubblico è il vero protagonista infatti suggerisce i temi da sviluppare, può esprimere il proprio dissenso lanciando le ciabatte (appositamente fornite per l’evento) e alla fine vota determinando il vincitore del match. Il match è uno spettacolo dove vengono esaltate proprio la creatività, la fantasia e la prontezza di spirito degli artisti che sulla scena sono allo stesso tempo attori, autori e registi. Il risultato è che ogni volta si crea uno spettacolo diverso e irripetibile.
Nelle arti visive e platiche l’atto creativo è spesso legato ad un’intuizione, ad una visione originale e temporanea della realtà che l’artista possiede nel momento stesso della creazione. Tuttavia l’elaborazione è lunga e comporta continui
ripensamenti, nuovi spunti, rielaborazioni finali spesso molto dissimili da quanto immaginato nella fase iniziale. Anche nella letteratura l’atto creativo è legato ad uno stato d’animo, ad un’emozione, ad un momento ben definito, ma
normalmente la scrittura richiede una maturazione dell’idea e una sua raffinazione. In pratica, la parte di improvvisazione viene molto mitigata dalle continue elaborazioni, riscritture, ampliamenti. Alla fine il prodotto è
sicuramente rifinito, ma meno “spontaneo” e “immediato”.
Con questo termine ad effetto, Wrinting Improvisation Jam, vorrei invece riferirmi all’atto creativo nel quale si definisce una storia legata ad un fatto contingente, ad una situazione, una frase, un colore, un profumo…
E la stessa elaborazione, per la sua brevità e immediatezza, viene svolta nella fase iniziale, con un atto di vera improvvisazione.
Così ogni storia ha dietro una sua storia…
Quella della sua creazione, dei momenti irripetibili che hanno prodotto il contesto, la trama e il finale, o i molteplici finali. In questa accezione l’occasione, l’evento, lo spunto dal quale è derivata la storia diventa la sua caratteristica più importante.
Una storia nella storia, una vicenda che ne racchiude un’altra e che la valorizza, la definisce meglio, la plasma e, infine, la colloca in un contesto.
WIJ, Wrinting Improvisation Jam, è un modo originale di raccontare un sogno ad occhi aperti che l'autore compie di fronte ad un accadimento, un disegno, un breve scambio di battute, un suono particolare, una fragranza non comune. Ma è anche un metodo per divertirsi a ridisegnare la realtà e gli oggetti comuni che ci accompagnano tutti i giorni, dando loro una nuova vita immaginaria e magari una speranza.
Per l’autore è un modo per vivere sul momento un’avventura, percorrerla con la propria mente e le proprie emozioni, impersonando i personaggi, sentendo sulla propria pelle gli effetti delle loro azioni e delle loro passioni. Tutto
ad un tratto come in una folgorazione si compone il puzzle narrativo e lo si vive fino in fondo, intensamente. Poi non resta altro che raccontare tutto d’un fiato l’esperienza come l’autore l’ha vissuta, come ne ha scelto i percorsi
della sua fantasia e infine come ne ha atteso e vissuto il finale.
A voi la possibilità di rivivere il tutto, apprezzandone la folle composizione.